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Lo strano caso del Dottor Before del Signor After

by Psydis
Dottor Before del Signor After

Lo strano caso del Dottor Before del Signor After è quanto di più azzeccato si potesse trovare per descrivere l’ambivalenza del Before e dell’After sia del mio passato fotografico, sia della transazione tra pre e post produzione molto spinta di scatti particolarmente azzeccati su cui mi sto cimentando ultimamente. Descrive inoltre la dualità dello stesso scatto, partendo dalla RAW fino al prodotto finale completamente snaturato dall’originale. Lo scatto è lo stesso ma nel contempo è assolutamente diverso, proprio come il Dottor Jekyll e il Signor Hyde.

Nel 2006, quando comperai la mia prima reflex digitale Canon 300D, non sapevo praticamente neanche cosa fosse la postproduzione. Avevo una compattina digitale in mano ma ovviamente nessuna conoscenza ne interesse in Photoshop, Lightroom o Gimp che fosse. Sono sempre stato un purista anche in seguito, manipolavo la foto il meno possibile in Camera Raw giusto trasformarla in un formato compatibile con il web, ma spesso si limitava il tutto al semplice sviluppo in “camera bianca” degli scatti. Fino al 2011, quando iniziai ad usare la 5D Mark II, spesso non badavo neppure a sistemare troppo ne curve ne livelli.

La vera svolta ad un approccio più artistico arrivò a Novegro nel 2013 quando usammo per la prima volta il green screen per lo stand in fiera. Ne fui entusiasta, feci qualche prova più o meno riuscita ma poi iniziai a lavorare in assicurazione quindi dovetti abbandonare l’idea di approfondire gli studi su fotomontaggi e ritocco fotografico. Nel 2014 seguii lalternative workshop di Emanuele La Grotteria in cui imparai nuove tecniche e trucchi a partire dal Gray Screen fino alla Separazione delle Frequenze. Feci qualche progresso anche grazie a lui, ma il lavoro continuava a tenermi troppo occupato sia per scattare che per lavorare sul materiale scattato, soprattutto perchè non lavorando con telo avrei dovuto pazientemente scontornare tutto lo sfondo. Infine nel 2015, sempre grazie ai suggerimenti di Emanuele, iniziai ad approfondire in maniera più sistematica e mirata le basi del  High End Retouching sfruttando immagini stock gratuite.

In questi due anni ho pian piano imparato tante cose, comandi, tecniche e accortezze per cui sono riuscito a fare passi da gigante rispetto ai miei inizi. Ci sarebbe ancora da imparare tantissimo, sono proprio alle basi, ma inizio a prenderci gusto nel provare a creare qualcosa di completamente diverso e convincente usando le foto che riesco a fare nel poco tempo libero che ho. A distanza di quattro anni, Matteo Cazzaniga mi ha dato nuovamente l’opportunità di scattare in fiera con il green screen per tutta la domenica riuscendo a mettere in archivio nuove foto facilmente scontornabili e modificabili in base alle esigenze.

In questo periodo, tra un set e l’altro per Valentina Hernández e relativi editing, sto provando alcune post produzioni molto spinte con gli scatti più dinamici o espressivi che sono riuscito a collezionare a Maggio. Alcuni mi soddisfano, alcuno no, in alcuni casi parto con un’idea che non riesco poi a realizzare, in altri sono soddisfatto in parte e a volte invece sono orgoglioso del lavoro finale, anche se devo ammettere che anche in questo caso il o la modello/a fa tanto per rendere epico il risultato.

Ultimamente, forse perchè anche così ho imparato qualcosa dagli altri, ho anche la fissa del Befor/After per vedere in modo lineare e veloce quanto e come è cambiata radicalmente la foto originale.

Nella quasi totalità dei casi lo scatto parte dal green screen in fiera, quindi sono stato facilitato dallo scontorno verde praticamente automatizzato. Nel caso del fomentatissimo Leon Chiro nei panni di Naked Snake di Metal Gear Solid 3 è uno scatto dinamico durante la presentazione della giuria del contest, quindi è stato scontornato appositamente per essere elaborato. Nel frangente di Newt Scamander perfettamente interpretato da Davide Ravera ho osato forzare il fondale ambientale oltre l’aggiunta del titolo evocativo del film. Per la Widowmaker di Giada Bessi e Shaheen di Leon Chiro mi sono concentrato sugli effetti speciali come se fossero una presentazione del videogioco, optando invece per Sara Zenga l’ambientazione psico-dark degna della sua Harley Queen.

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